Antonio Maffioletti imparò fin da bambino ad animare i burattini facendo da aiutante al papà Camillo, burattinaio, durante le sue rappresentazioni. Insieme portavano il loro teatrino nei cortili delle cascine e nelle piazze di Zanica e dei paesi vicini. Il compenso? Uova, farina, qualche gallina o i prodotti della terra. Seppur poco, bastava. Loro si divertivano facendo divertire la gente con le storielle di Gioppino. Rimasto solo, Antonio, seguendo le orme del padre, inventa nuove storie e crea nuovi personaggi ispirandosi a volte a persone del paese. Costruisce da sè i propri burattini, proprio come vuole la tradizione. Qualcuno gli propone di rappresentare vicende più importanti e più elaborate, ma Antonio preferisce la semplicità delle sue storie e sa improvvisare e modificare lo spettacolo in funzione della risposta del pubblico. Come tutti i grandi burattinai, non si limita a un monologo, ma riesce a coinvolgere lo spettatore facendolo dialogare con i burattini.